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DDP o la triste storia della Lucertola mutante.

Il camaleonte non è nato così.
No, prima era una normalissima lucertola con un tradizionale manto verde/marrone. Si agitava tantissimo, rischiando di perdere la coda ogni volta che sbatteva da qualche parte, completamente esaltato dal fatto stesso del suo movimento.

Il camaleonte l’ho conosciuto così, quand’era ancora una lucertola che mi faceva sorridere. Credo di averlo preso anche un po’ in giro per questo: sei una lucertola proprio tontolina, dovresti vedere un po’ quanti animali ci sono in giro, con alcuni ti troveresti bene e magari potresti usare questa tua corsa illogica e sfrenata per farli divertire come fai come me, potresti avere nuovi amici.

Il camaleonte andò allo zoo e vide tutti questi animali, meravigliosi e imponenti che lo fissavano dalle sbarre e che si divertivano ad inseguirlo mentre sgusciava rapidissimo tra un filo d’erba ed un abbeveratoio. Divenne una presenza costante dello zoo, non c’era pomeriggio di sole in cui non venisse a strisciare rapidissimo vicino alle zebre, ai pinguini o al gruppo schivo dei koala.

Il camaleonte ammirava quelle bestie, ne era impressionato e impaurito. Con la sua piccola testina di lucertola fissava per ore le zanne delle iene e le zampe grosse degli ippopotami, negli occhietti piccoli e neri luccicava il desiderio di potersi mostrare anche lui, seppur tra le sbarre, alla folla di bambini che ogni domenica venivano portati ad osservare il dolore animale da genitori sadici. Il camaleonte, però, non lo capiva e voleva solo essere uno di loro, smetterla di passare i pomeriggi con le rane o le coccinelle, con le mosche grosse e i topolini di campagna.

Così divenne camaleonte.

Non divenne un vero camaleonte, quella forma da lucertolina non poteva di certo cambiarla: non riuscì mai a farsi crescere due occhi che ruotavano di 360°, anzi, rimase sempre un po’ miope per quanto riguardava la realtà. Iniziò però a fare il camaleonte. Vicino al leone provava ruggiti temibili, accanto ai coccodrilli sbatteva le mascelle con rabbia mesozoica, seduto vicino alla gru provava a tenersi in piedi su una sola zampetta.

Il camaleonte passò degli anni così: ogni domenica mostrava al pubblico tutto il suo repertorio composto di barriti, grugni e mosse da scimmia, convinto che nessuno avrebbe saputo distinguerlo dagli animali di cui prendeva i modi e le forme. Per i primi tempi fu un successo: i bambini impazzivano per quella lucertola folle, fuori luogo e buffa. Tutti guardavano lui, ignorando le code dei pavoni o i tuffi degli orsi polari. Poi semplicemente persero interesse, come per tutte le cose. Nessuno vedeva più il camaleonte, nascosto dietro un fiore un po’ più grosso o l’ombra di un sasso.

Il camaleonte ne fu offeso a morte. Gridò vendetta contro tutti gli animali dello zoo, accecato dalla rabbia e dalla disperazione. Urlò il suo odio dalla cima di un cestino per la differenziata e promise morte e distruzione a tutte quelle creature con gli artigli. Tornò al campo, dove raccontò ai topini e alle cavallette, quanto cattivi e licenziosi fossero quelli animali. Lo fece per ore, per giorni, fin quando anche l’ultimo degli acari delle rose non ne ebbe ogni pensiero saturo e iniziò a correre più veloce sulla curva di una spina quando vedeva il camaleonte arrivare da lontano.

Il camaleonte era di nuovo solo. Senza manco più ricordare che fosse lucertola, completamente perso nei suoi bramiti e nelle sue pose da pellicano, che era convinto fossero normalmente le sue.

Così incontrò un biscotto. Il biscotto non rideva di lui, stava fermo e profumava di buono. Il camaleonte gli parlava per ore, gli strisciava tutto intorno e smise di parlare con chiunque se non quel biscotto. Quando uno degli scarafaggi del campo si avvicinava per sapere come stesse, lo scacciava di malo modo temendo che volesse toccare il suo grande amore. Un giorno ci fu un bruttissimo temporale e il biscotto, zuppo di pioggia, si sciolse. Il camaleonte ne fu distrutto, in lacrime lucertoline, tornava verso la roccia al centro del campo quando incontrò un dente di leone.

Il dente di leone era bellissimo e il sole lo attraversava facendolo brillare. Iniziò a mostrargli tutte le sue mosse da scimpanzé, facendole passare per i suoi movimenti di risveglio, e il dente di leone ondeggiò leggermente, forse rideva. Il camaleonte iniziò a correrci frenetico intorno, per mesi, raccontandogli tutte le sue avventure mentre attraversava il mediterraneo per migrare verso gli stagni africani. Nessuno poteva interrompere i suoi racconti di felino della savana o di predatore dei mari artici e il dente di leone ondeggiava leggermente, forse rideva. Un giorno ci fu una terribile tempesta di vento che faceva volare le libellule fuori rotta. Il dente di leone, scosso da quel vento, perse la sua corona di petali trasparenti e si ripiegò morto su sé stesso. Il camaleonte ne fu distrutto, con i piccolissimi artigli si graffiava il petto e tentava di staccarsi la coda a morsi. Rotolando per il dolore, inciampò su un sasso.

Il sasso era un sasso.

Fermo, grigio, di pietra. Un sasso.

Il camaleonte perse completamente la testa. Nessuno poteva capirne la bellezza, nessuno poteva capirne lo spirito, solo lui ne leggeva l’anima. Raccontò al sasso di quando era stato un uomo, un pianeta e l’universo intero. Il sasso era là, con la pioggia e il vento, il sole e la neve. Il camaleonte gli correva rapidissimo sopra e ai lati, facendoci l’amore con la pelle di scaglie. Continuò così fin quando non ebbe più forze e si sdraiò sul lato in ombra della roccia. Senza sole, le sue zampette smisero di muoversi e gli occhi si fecero pesanti. Si addormentò, per sempre, pensando che l’indomani avrebbe raccontato della sua vita di sasso.

Non so se ti riconoscerai, forse si.
probabilmente in questo modo la nostra amicizia sarà finita, ma non credo ne sia rimasta molta da coltivare dopotutto.

Recycling love – Quando zoccola è glamour

Quali sono le nuove tendenze per la Primavera/Estate 2014?

Abbiamo fatto un giro per le città europee più cool del momento, come Frosinone, Ulm e la chic global Częstochowa per trovare per voi tutti i nuovi trendy per la stagione più hot dell’anno.
Anche le IT fashion blogger di mezzo mondo hanno raccontato sui loro blog la novità più modaiola di questi mesi:

IL VINTAGE UMANO!

Ragazze, dimenticate le folli ricerche di abitini appartenuti a Blondie, gonne a ventaglio della Casa nella Prateria e borsette bon ton che sembrano uscite dall’armadio della nostra unica dea Audrey Hepburn

Il nuovo che avanza è l’usato di pelle, ma anche di ossa e capelli!

La vostra migliore amica si è lasciata da cinque minuti col moroso? Ecco, prendetelo voi!
Una vostra collega è andata in bagno e ha lasciato il cellulare col numero del marito sulla scrivania? Chiamatelo, annunciategli un imminente divorzio e dategli appuntamento nel Motel Agip della circonvalla!
Vostra sorella vi ha detto che il compagno russa la notte? Whatsuppatelo per dirgli che lei fa Cinquanta sfumature di rosso bollente con la sua nutrizionista e che lo consolerete voi!

Girls, non c’è limite alla vostra fantasia, quindi fuori le unghie (e che siano laccate con il 60sec di Pupa n°235), accendete le vostre labbra (con il Bella Oggi color acciaieria di Livorno) e mostrate le vostre nuove forme ritrovate dopo ore e ore di piloxing (con il reggiseno CrissCross a punta di matita).
Nella fotogallery troverete tutte le vips che l’hanno già fatto: Carmela Gualtieri, Simona Rolandi e Marta Falcone delle Lollipop e molte altre..